venerdì 20 agosto 2010

La storia in breve dei nostri agrumi


Nei primi anni del 1900 l'agrumicoltura sorrentina riusciva a garantire ottimi redditi. Ma i metodi di coltivazione troppo intensivi, inframmezzando agli agrumi altri tipi di coltivazioni, procurarono in breve tempo un calo di produttività".
Nell'aranceto, infatti, le piante erano situate a distanza inferiore di quattro metri l'una dall'altra e spesso tra i filari serpeggiavano viti, olivi secolari e svariati alberi da frutto come noci, ciliegi e sorbi. Le prime trasformazioni dell'aranceto arrivarono nel 1922 con i cosiddetti terrazzamenti.
Furono spostati a mano migliaia di metri cubi di terreno e gli appezzamenti, le cosiddette "pezze", furono delineate con massicce mura di pietra di tufo grigio locale, una vera e propria opera d'arte per l'epoca e, ancora oggi, sono in un perfetto stato di conservazione a testimonianza dell'eccellente lavoro fatto in quegli anni dai "mastri" del Piano di Sorrento.
Da lì poi si ritenne opportuno specializzare sempre più i contadini della Penisola e così il "fondo Cavoniello" divenne la prima sede della Costiera per i corsi di Istruzione Professionale dei Contadini.
Gli allievi imparavano sul campo le tecniche di base per la concimazione, la potatura e la slupatura degli agrumi. I corsi venivano svolti dalla Cattedra Ambulante di Agricoltura che cominciò anche a sperimentare nuove tecniche d'impianto per risolvere così il problema dell'impoverimento qualitativo dell'arancio.
Grazie al professore Di Pinto della Facoltà di Agraria di Portici fu completamente ridisegnato l'intero piantato di aranci, limoni, mandarini e pompelmi. Così olivi, noci e viti lasciarono spazio ad un nuovo arancio, il "Palermo", il cui frutto è oggi il fiore all'occhiello dell'aranceto sorrentino.
Numerosi i riconoscimenti di medaglie d'oro e di argento a partire dal 1931 e in questo fondo i giovani potevano apprendere le tecniche produttive e i segreti della potatura.

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