martedì 17 agosto 2010

La vocazione vitivinicola della Penisola Sorrentina


Fin dall'antichità si hanno testimonianze della particolare vocazione vitivinicola della zona. Nelle numerose ville rustiche rinvenute nell'Ager Stabianus comunemente sono state ritrovate attrezzature utilizzate per la trasformazione delle uve in vino. In queste fattorie si coltivava soprattutto la vite (i vitigni più diffusi erano l'Aminnea gemina minor, la Murgentina, la Holconia e la Vennuncola), che dava un prodotto molto diffuso ed apprezzato. Famosi erano i vini Vesvinum, Pompeianum e Surrentinum (G. Stefani, in "Casali di ieri casali di oggi"). Nelle fattorie vi erano quindi sempre uno o più torchi (torcularium). L'uva veniva prima pigiata con i piedi dai calcatores, poi posta in un cassone sul cui coperchio si faceva leva con un argano alla cui estremità era scolpita una testa d'ariete. La relativa vicinanza del territorio sorrentino con la città mercantile di Pompei facilitava enormemente la commercializzazione delle produzioni locali. In alcuni possedimenti nei quali era diffusa la coltivazione dell'ulivo si sono ritrovati i resti di antiche macine (trapetum) per la molitura delle olive con una tecnologia talmente efficiente che gli stessi ingegneri borbonici, che eseguirono gli scavi alla fine del 1700 ne trassero spunti per migliorare le tecniche di lavorazione allora in uso.
La viticoltura della zona è rimasta legata alla tradizione sia per quanto riguarda i metodi di coltivazione sia per l'attaccamento ai vitigni autoctoni. Dalle indagini poste in essere nel corso degli anni si sono potute rilevare nel territorio della Penisola Sorrentina, dal punto di vista vitivinicolo, essenzialmente due areali di produzione: quello della Costiera Sorrentina e quello dei Monti Lattari. Tali areali, pur rientrando entrambi nel territorio della Comunità Montana della Penisola Sorrentina ed avendo notevoli punti di continuità, per quanto riguarda la caratterizzazione vitivinicola risultano differenziati a tal punto da non consentire la riunificazione in un'unica area di produzione.

Per meglio giustificare tale scelta ricordiamo che la zona dei Monti Lattari comprende i Comuni di Castellammare di Stabia, Gragnano, Casola di Napoli, Lettere, Pimonte ed Agerola. La superficie territoriale è di 8289 ettari compresa tra il limite Nord-Ovest della Costiera Sorrentina, del Comune di Pompei ed i confini della Provincia di Salerno. La zona abbraccia una superficie agraria e forestale totale di 7342 ettari. L'origine dei terreni è qui essenzialmente dolomitica e la sistemazione è quella tipica a terrazze. Pur non rilevandosi una tipica coltura specializzata, la tendenza generale della zona è decisamente orientata alla coltura della vite. Tra le forme di allevamento quella più diffusa risulta la pergola con potatura lunga per le uve nere e corta per le bianche. I vitigni più diffusi risultano essere: l' Olivella, il Piedirosso, l'Aglianico e il Santantonio per le uve nere e l'Uva Mosca ed altri cloni locali per le uve bianche.

Nella zona della Costiera Sorrentina rientrano, invece, i Comuni di Vico Equense, Meta di Sorrento, Piano di Sorrento, S.Agnello, Sorrento e Massa Lubrense. La zona abbraccia una superficie totale di 6037 ettari. Pur essendo di natura dolomitica, i terreni, ricchi e profondi, assumono una configurazione particolare, risentendo delle felici condizioni generali, fra le quali deve essere segnalata la prevalente esposizione a Nord. Il numero della aziende agrarie, generalmente di piccole dimensioni, interessate all'allevamento della vite ammonta a poco sopra il migliaio con propensione, nella maggior parte dei casi, per la coltura secondaria, prevalendo nella zona la coltura degli agrumi (in particolare del limone), dell'olivo e del noce. La vite tradizionalmente è allevata ad un'altezza media di quattro metri, ad un piano sovrapposto a quello di copertura degli agrumi. Il sistema di allevamento è, pertanto, a pergola e/o a spalliera alta, con altezze variabili dai quattro fino agli otto metri, specialmente ai confini delle proprietà. Come sostegno generalmente è utilizzato il sostegno morto di castagno. Tra i vitigni maggiormente diffusi ricordiamo: l'Uva del Sabato, l'Uva del Convento, il Piedirosso e l'Aglianico tra i vitigni ad uva nera e la Biancolella, la Falanghina ed il Greco fra i vitigni ad uva bianca.

Con il Decreto Ministeriale del 3 ottobre 1994 è stata istituita la Doc "Penisola Sorrentina" Bianco e Rosso Frizzante Naturale. Il Bianco è caratterizzato da colore paglierino più o meno intenso, da un profumo delicato e gradevole, sapore asciutto e di giusto corpo armonico. I vitigni che ne costituiscono l'uvaggio sono il Falanghina per il 40% minimo, il Biancolella e/o Greco massimo per il 20% ed altri minori per il restante 40 % massimo. La gradazione alcolica minima è del 10%, 11% se etichettato "Sorrento". Le produzioni devono essere limitate a 120 q./Ha, 100 q./Ha se etichettato "Sorrento". Per il "Rosso Frizzante Naturale" il disciplinare produttivo prevede un uvaggio del Piedirosso per il 40% min. dell'Olivella e/o Aglianico massimo del 20% ed altri per il restante 40% massimo. Il vino si presenta spumoso con "perlage" vivace ed evanescente, colore rosso rubino più o meno intenso con profumo intenso e fruttato. Può presentare una vena amabile ed una gradazione minima pari al 10%, 11% se etichettato come "Lettere" o "Gragnano". La produzione delle uve deve essere limitata a 110 q./Ha, 90 q./Ha se etichettato come "Lettere" o "Gragnano".

Nessun commento:

Posta un commento